di Sandro Usai, CEO Ablativ
La città di Cagliari, come tanti altri centri, offre un bello spaccato sulla situazione del fenomeno extra alberghiero.
Ultimamente, sempre di più, si sta dibattendo sulle conseguenze che induce la forte pressione “antropica” degli alloggi privati utilizzati per gli affitti brevi destinati ai turisti.
Estraendo i dati del ricettivo extra alberghiero per alcune strade del centro storico di Cagliari emerge una situazione che ci dovrebbero far riflettere. Dove sono finiti i residenti?
Osservando i dati forniti dalla piattaforma regionale emerge un quadro che mostra la sostituzione che c’è stata dei residenti nelle vie del centro storico con gli alloggi privati riservati ai turisti.
Senza i residenti che animano i vecchi quartieri anche i turisti perdono uno degli elementi primari di quella forma di ospitalità.
Molte strade sono diventate una sorta di albergo diffuso con una presenza soffocante di strutture ricettive che a volte hanno sostituito oppure sono subentrate perché i proprietari sono scomparsi e i parenti hanno scelto questa forma di monetizzazione dell’immobile.
E la situazione è tanto più complicata quanto più analizziamo i dati dei quartieri. Sono oltre 700 le strutture presentate nei due grafici che di fatto precludono gli insediamenti permanenti di persone residenti.
Il centro storico di Cagliari sta scomparendo dal punto di vista culturale per via dell’assenza di residenti casteddaiusu. Al posto loro si incontrano solo anonimi turisti che non gli rimane altro che visitare la città senza poter entrare in contatto con l’anima genuina e antica dei residenti.
Viene a mancare quindi la possibilità di connettere questa forma di turismo con il vero patrimonio culturale locale favorito dalla condivisione degli spazi urbani.
Abbiamo saltato la fase di presentazione del vicino – su bixinau – che essendo spesso un altro turista non ha interesse a sapere chi sei.
Siamo passati così da fare accoglienza a cedere alloggi senza curarci di come innestare le azioni necessarie affinché il turista comprenda il valore identitario offerto dal luogo dove è ospite.
Senza questa chance l’extra alberghiero perde la parte più colorata e importante della motivazione per cui è nato e si trasforma in mera transazione commerciale che giova sicuramente a chi possiede la risorsa immobiliare ma deturpa il valore urbano della convivenza basata sulla relazione aperta con gli intrecci locali.
Nonostante tutto l’extra alberghiero rimane importante e ha consentito al territorio e ai possessori degli immobili di giovarsi di un risultato economico vantaggioso.
Visto l’esproprio a cui stiamo assistendo il buon senso suggerisce che sarebbe meglio darci un po’ di regole affinché alla fine tutte queste presenze turistiche non diventino semplici fantasmi che escludono i residenti allontanandoli dai centri storici e fagocitando la cultura locale all’interno di modi di vivere stereotipati dalle piattaforme digitali di intermediazione e vanificando l’elemento esperienziale.